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L’Onu dichiara guerra alla libertà di droga

Le Nazioni Unite puntano il dito contro politici, governi, star dello spettacolo, giornalisti. Conniventi con l’idea che le droghe leggere sono innocue, se non ecologiche. Un rapporto che in Italia è

di Redazione

L?Onu lancia l?allarme: è in atto una campagna mondiale per far passare l?idea che le droghe sono sostanze innocue, lecite, persino ?ecologiche?. E tutto questo con la complicità di giornalisti, star dello spettacolo, politici, persino governi.Il rapporto 1998 dell?Incb (International Narcotics Control Board), l?organismo dell?Onu che monitora il rispetto delle convenzioni internazionali sulle droghe raccogliendo i dati su 111 sostanze stupefacenti, è lungo e impietoso: il suo presidente, l?anglo-iraniano Hamid Ghodse, punta il dito contro la crescita dei consumi e soprattutto contro l?accettazione culturale delle droghe e mette in guardia anche da un uso incontrollato di Internet. Peccato però che il Rapporto sia passato (quasi ) inosservato sui nostri mass media, così attenti a Sanremo. Siamo poi andati a verificare la situazione in Olanda e in Svizzera, controversi ?cavalli di Troia? della legalizzazione delle droghe leggere e della somministrazione controllata di quelle pesanti. E abbiamo scoperto che non è tutto oro quel che riluce.. Qui Olanda Viaggio nel Paese laboratorio dello sballo libero e assistito Coffee shop e rave party Benvenuti a Narcolandia Pieter ha 24 anni e va matto per i rave party. Si affitta un capannone abbandonato in mezzo ai canali e poi ci si fiondano 8 ore di musica a volume stellare nelle orecchie, 60 birre nel gargarozzo e una quantità di pasticche nello stomaco. Tutta roba sicura, controllata dagli esperti del Comune che girano con un furgone da un party all?altro, per garantire uno sballo sicuro. Così ogni sabato, da sera a mattina. Solo che l’ultima volta, tornando a casa all?alba, Pieter ha confuso il brillio dell’asfalto con il luccichio del canale, e ha fatto un tuffo da stuntman hollywoodiano. Due metri d’acqua possono essere fatali, ma Pieter stavolta se l?è cavata: schizzato fuori dalle portiere, se n?è tornato a casa infradiciato. Sabato prossimo sarà di nuovo lì, nel capannone, a spararsi un micidiale cocktail di musica-alcol-droga. Di smettere, non si sogna nemmeno. Meno fortunata la quattordicenne uccisa l’estate scorsa presso Maastricht da tre coetanei, senza motivo. Gli olandesi si dividono: ?colpa della droga?, ?no, pura pazzia?. Di avere qualche dubbio sulla troppa libertà concessa ai ragazzini, non si sognano nemmeno. E che dire dei due milanesi uccisi a gennaio dietro una delle centinaia di serre dove si coltiva nederwiet, la canapa olandese? I ?giri? delle droghe leggere e di quelle pesanti non sono poi così lontani. Fumo libero ed eroina vietata come facce della stessa medaglia? Di ammetterlo, gli olandesi non si sognano nemmeno. Presi dalle loro ossessioni calviniste-ecologiste, e dal mito della gedogen (l’idea di ?tolleranza? per cui ognuno èlibero di far ciò che vuole, basta che non rompa troppo l’anima agli altri), gli olandesi hanno una capacità unica di negare l’evidenza. Famosi per il commerciale pragmatismo e la proverbiale avarizia, guardano sempre al lato conveniente delle cose. Qui la riduzione del danno si applica a ogni sfera sociale. Qualche esempio. Gli eroinomani rischiano l’Aids, buttano le siringhe in giro? Scambiamo le loro siringhe usate con altre pulite, somministriamo anche eroina controllata (Rotterdam città pilota dal ?96), e avremo meno problemi per le strade: se poi i tossici così non si tireranno mai fuori, pazienza. Se poi qualcuno, rifiutando la somministrazione controllata, si viene a ?fare? nell’androne di casa tua, la soluzione è presto trovata: un bel tubo di bluastra luce di Wood da discoteca sopra la porta confonderà il tossico che, non trovando la vena, andrà a bucarsi da un’altra parte. Rimuovere il danno o rimuovere il grattacapo? Proseguiamo. I ragazzi tentati dalla voglia di una canna rischiano di venire a contatto con gli spacciatori mafiosi? Liberalizziamo lo spinello (dal 1976), incentiviamo la coltura locale in serra, permettiamone la vendita (esentasse!) nei coffee shop (da quando Henk de Vries aprì il primo ?Bulldog? sono diventati duemila in tutta l’Olanda) e fingiamo che i gestori non debbano rifornirsi dalla criminalità, che rispettino il limite di mezzo chilo d’erba detenibile in negozio, e non ne abbiano chili di scorta nella casa accanto, chiudiamo un occhio se vendono pure alcol, teoricamente proibito. Mal che vada, abbiamo creato un?attrazione turistica che porta valuta straniera e dà lavoro a 30 mila canapacoltori (l’erba è il sesto prodotto agricolo nazionale). Ancora: malati di cancro o di sclerosi multipla vogliono lenire le sofferenze con la marijuana? Per evitare che si mescolino ai giovani dei coffee shop da metà marzo la si venderà in farmacia, su prescrizione medica e in pillole (da 20 a 450 mila lire la confezione), anche se non ne è dimostrata la terapeuticità. Ma Chirac definisce l’Olanda una ?narcomonarchia? e l’Onu si preoccupa perché cento grandi bande criminali ne hanno fatto una centrale di smistamento della droga in tutta Europa (grazie, Schengen…): meglio attuare qualche misura finto-repressiva. Esempi? Dal ?96 sono ridotti da 30 a 5 i grammi di erba vendibile, ma nulla è cambiato sulla quantità detenibile, e allora basta fare il giro di sei coffee shop… Da febbraio i minori di 18 anni non possono più entrarvi, ma nessun poliziotto li fermerà se manderanno un amico più grande a rifornirli. E gli spacciatori ti offrono eroina alla Stazione Centrale o ecstasy al Dam, davanti a indifferenti poliziotti. Tutto proibito, tutto tollerato. D?altronde, non è qui che la polizia per infiltrarsi fra i contrabbandieri importava droga, finendo per immetterne sul mercato una quantità superiore a quella immessa dai narcotrafficanti? Intanto al Centro di prevenzione Jellinek di Amsterdam sono in aumento i fumatori di erba che chiedono di essere aiutati a smettere, da soli non ce la fanno. Eppure per tutti ?l?erba è innocua?… Ma è inutile pretendere dati certi sul ?modello olandese?. Ti ripetono fino alla noia che il consumo di droga non è aumentato, che gli eroinomani sono meno che altrove, che la criminalità è diminuita. «Tutto è sotto controllo», predica da anni Pieter Cohen, il docente universitario capofila della liberalizzazione. L?importante è che l?autobus del metadone non salti le fermate. Ma intanto l’ecstasy è diventato un problema serio: l’Olanda ne è uno dei principali produttori ed esportatori. Non sarà anche per certa connivenza culturale con l’uso delle droghe? Il decantato modello olandese è insomma ben schizofrenico. Coniuga massimo del moralismo calvinista e massimo del permissivismo morale. L’importante è che tutto sia sotto controllo. O che se ne abbia l’illusione. Roberto Copello Il caso Olanda Eroinomani       25 mila (1,6 per mille) Loro età media       37 anni Siringhe scambiate ad Amsterdam dai servizi sanitari       un milione l?anno Consumatori di cannabis       675 mila (4,5%) Coffeeshop in Olanda       circa duemila Grammi di ?erba? vendibili       5 Grammi di ?erba? detenibili       30 Costo al grammo      da 6 a 20 mila lire Produttori olandesi di ?erba?      30 mila Qui Svizzera La verità sui risultati di tre anni di sperimentazione Venga a bucarsi da noi Ma l?eroina di Stato fa flop L?Idcb ha le idee chiare: «Temiamo che l?annuncio dei risultati del referendum sulla politica svizzera in materia di droga abbia dato adito a interpretazioni errate o conclusioni affrettate». Il riferimento va al referendum con cui, il 28 settembre, il 70% degli svizzeri (ma votò solo il 30%) ha avallato la distribuzione di eroina da parte dello Stato. L?Onu insomma non crede a un esperimento sbandierato come scientifico, ma che di scientifico ha ben poco. Perché? Primo: i controllori e i controllati sono le stesse persone. Gli iniziatori del progetto svizzero sono gli stessi circoli che, a livello ufficiale, sono stati poi chiamati a valutarlo. Per esempio Ambros Uchtenhagen, professore universitario zurighese, marito di una candidata socialista al governo federale, e Ueli Locher, vicedirettore dell?Ufficio federale della sanità, da sempre schierato apertamente per la liberalizzazione delle droghe e premiato dalla Fondazione George Soros . Secondo: chi garantisce che i miglioramenti dei tossici siano per l?eroina distribuita e non per i servizi affiancati alla sperimentazione? Se prendete un drogato, gli date tetto, lavoro e assistenti sociali, è inevitabile che migliori. L?esperimento fa acqua, invece, sulle persone che si sono affrancate definitivamente dalle droghe. E lo dimostrano i numeri della sperimentazione? Sono 1.146 i giovani interessati in tre anni, su 30 mila tossicomani svizzeri. Sono stati preferiti quelli in condizioni più disastrate, che avevano fallito precedenti terapie. Ben 350 sono usciti dai 18 centri prima del termine, nel 43% dei casi per tornare sulla strada. Poco più del 50 per cento è passato ad altro trattamento (di solito metadone) e 83 persone hanno deciso di passare a un trattamento di astinenza, che rimane un traguardo non raggiunto nella quasi totalità dei casi. Sono state garantite cure per i malati di Aids, ma 17 sono morti. Quello che non viene sbandierato è l?insorgere di infezioni durante il trattamento: 3 casi di Aids e 9 di epatite, segno del consumo di altri stupefacenti oltre l?eroina di Stato. Il rapporto specifica che «il consumo illegale di eroina e cocaina è diminuito (non dice quanto – ndr), mentre il consumo di alcol e cannabis non ha conosciuto flessione». Il tasso di mortalità è stato del 3,3 per cento. Tra le cause, Aids e altre malattie infettive (17 casi), suicidi (4 casi di cui 2 all?interno delle sperimentazioni) e overdose (2, di cui 1 ancora «sotto controllo medico»). Le morti sono nel 60% dei casi tra chi ha lasciato il progetto. Il risultato è sbandierato come successo, ma lo stesso Uchtenhagen ammette che i giovani in cura presentano un tasso di mortalità tra lo 0,7 e l?1,1% annuo. Bruno Boccaletti Il caso Svizzera Eroinomani     30 mila (4 per mille) Che hanno ricevuto eroina controllata dal ?94 al ?96      1146 Che hanno abbandonato il progetto prima del termine       350 Poi passati al metadone      circa 600 Poi passati all?astinenza totale      83 Mortalità tra i giovani in sperimentazione      1,1 annuo Tra quelli in disintossicazione      0,7% annuo


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